La fibra di kenaf si ricava da una pianta simile alla canapa ed è utilizzata in edilizia per pannelli, feltri e rotoli per l’isolamento termico e acustico.
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La fibra di kenaf si ricava da una pianta simile alla canapa ed è utilizzata in edilizia per pannelli, feltri e rotoli per l’isolamento termico e acustico.
Fibra di kenaf (photo credit www.velatech.eu)
La fibra di kenaf si ricava da una pianta simile alla canapa ed è utilizzata dall’uomo sin dall’antichità. I suoi primi impieghi risalgono infatti addirittura al 2800 a. C..
Il nome scientifico della pianta da cui viene estratta la fibra è Hibiscus cannabinus. Appartiene alla famiglia delle malvacee ed è una coltivazione completamente rinnovabile con raccolti annuali.
Presenta un fusto eretto e poco ramificato con altezze comprese tra 1 e 4 metri. La fibra ha una parte esterna corticale detta tiglio e una parte interna legnosa detta kenapulo.
In passato la fibra era utilizzata prevalentemente per la produzione di corde e tessuti.
Oggi è invece usata in bioedilizia per la realizzazione di pannelli, feltri e rotoli per l’isolamento termico e acustico.
Le proprietà isolanti l’hanno infatti resa apprezzata da progettisti e imprese anche perché legate a costi ridotti di produzione.
La fibra di kenaf presenta numerose altre doti che la rendono particolarmente adatta all’industria delle costruzioni:
• è traspirante e igroscopica e quindi in grado di regolare l’umidità interna di un ambiente per tutto l’anno, assicurando così un clima salubre
• non contiene sostanze tossiche
• non contiene sostanze proteiche, per cui non è necessario eseguire alcun trattamento antiparassitario
• il ciclo di lavorazione che porta al prodotto finito richiede poca energia
• non comporta rischi per la salute durante la fase di lavorazione né durante la posa in opera o l’utilizzo
• presenta una normale resistenza al fuoco (classe B2).
Gli steli della pianta di kenaf vengono fatti essiccare direttamente nel campo e poi tagliati a una altezza di circa 15 – 25 cm.
Quindi si separano le fibre del tiglio dal kenapulo e dalla polvere, a sua volta utilizzata per la produzione di carta e cartone.
Per la produzione di materiali isolanti si utilizzano le fibre mediane, lavorate seguendo queste fasi:
• per prima cosa vengono pulite, sfibrate e ridotte in fiocchi
• successivamente sono sottoposte a un trattamento ignifugo a base di un bagno di soda
• sono poi arricchite con fibra poliestere applicata in forma sfusa allo scopo di rinforzare e sostenere il materiale
• infine sono sottoposte a termofissaggio.
Con questo processo produttivo si ottengono pannelli di diversa densità e spessore, in cui le fibre sono disposte tridimensionalmente e non su piani paralleli. Questa conformazione rende il pannello più resiliente.
Per ottenere un materiale completamente naturale e biodegradabile si può utilizzare come legante al posto del poliestere acido polilattico (PLA) derivato dal mais.
Dal punto di vista ecologico, la pianta ha un bilancio decisamente positivo:
• assorbe più anidride carbonica di ogni altro vegetale
• depura il suolo da elementi tossici e apporta notevoli quantità di ossigeno al terreno
• tollera bene la siccità
• la sua coltivazione non richiede l’uso di erbicidi e pesticidi
• gli scarti del processo di estrazione si possono riutilizzare come foraggio o combustibili ecologici.
La fase di maggior impatto dal punto di vista energetico è quella relativa all’approvvigionamento di materia prima, mentre il processo produttivo è piuttosto ininfluente.
Si tratta quindi di un prodotto naturale molto interessante, ecocompatibile per l’intero ciclo di vita, riciclabile e riutilizzabile.
Il prodotto con l’aggiunta di fibra sintetica deve essere smaltito in discarica o bruciandolo. Senza l’aggiunta di prodotti sintetici, invece, risulta biodegradabile al 100% e ne è possibile il compostaggio.
Il materiale ha anche una buona tolleranza dal punto di vista dermatologico, perché non provoca irritazioni alla pelle e non irrita nemmeno le vie respiratorie.
La fibra di kenaf è utilizzata in edilizia nei seguenti formati:
• rotoli flessibili di diverso spessore
• pannelli semirigidi a densità elevata
• feltri con spessori variabili da 8 a 120 mm.
I pannelli semirigidi e i rotoli possono essere utilizzati per la coibentazione edilizia, inserendoli:
• nelle intercapedini di strutture in legno o muratura
• nei cappotti interni ed esterni
• nelle coperture ventilate
• nelle pareti divisorie interne
• nei controsoffitti
• nei solai.
I feltri flessibili sono invece un’ottima soluzione per l’abbattimento dei rumori da calpestio. Possono quindi essere utilizzati nei pavimenti galleggianti o sotto il massetto di pavimenti incollati.
Le elevate prestazioni di assorbimento acustico ne rendono valido l’utilizzo anche per la costruzione di serramenti o per ridurre le vibrazioni degli impianti.
Il feltro può essere usato anche in abbinamento a pannelli in cartongesso o in fibra di legno per migliorarne le capacità di isolamento.
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