Nel Decreto Asset, il Governo ha inserito una tassa alle banche che hanno ottenuto extraprofitti grazie alla crescita dei tassi di interesse.
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Nel Decreto Asset, il Governo ha inserito una tassa alle banche che hanno ottenuto extraprofitti grazie alla crescita dei tassi di interesse.
Foto di ProfessionalPhoto da Pixabay
Nel cosiddetto Decreto Asset approvato nel Consiglio dei ministri del 7 agosto 2023 e presentato in un comunicato diffuso ieri, il Governo ha inserito una tassa alle banche che hanno ottenuto extraprofitti grazie alla crescita dei tassi di interesse.
Si tratta di una misura straordinaria, quindi una imposta una tantum che sarà applicata soltanto quest’anno.
Il modello è quello già sperimentato dal Governo Draghi sulle imprese energetiche per recuperare introiti destinati alle famiglie per contrastare il caro-energia.
In Europa, d’altro canto, sono già presenti norme relative alla tassazione degli extra margini bancari, per cui il provvedimento si inserisce in questa scia.
Obiettivo della misura è quello di contrastare l’aumento dei mutui a tasso variabile che penalizza imprese e famiglie. L’innalzamento dei tassi di interesse determina infatti un aumento delle rate dei mutui contratti con questa modalità.
In questo articolo ti spiegherò come dovrebbe funzionare la tassa, in basse alla bozza circolata nelle ultime ore, e quali dovrebbero essere gli effetti per le famiglie.
Gli extraprofitti sono i guadagni che gli istituti di credito incassano in più con l’aumento dei tassi di interesse.
I profitti aggiuntivi delle banche sono costituiti dalla differenza tra gli interessi attivi e gli interessi passivi.
Gli interessi attivi sono quelli guadagnati dalla banca per i prestiti e i mutui concessi, in linea con i tassi della Banca Centrale Europea. Gli interessi passivi sono invece quelli che l’istituto bancario deve pagare ai propri clienti sui conti correnti (oggi praticamente a zero) e sui conti deposito.
Aumentando i primi e restando fermi i secondi, è chiaro che i profitti degli istituti bancari crescono.
In pratica, l’aumento dei tassi di interesse determina per le banche un guadagno in più detto appunto extraprofitto.
Per lenire l’impatto sociale dovuto a questo stato di cose, il Governo ha istituito un prelievo straordinario che andrà a interessare istituti di credito e intermediari finanziari, riducendo gli introiti extra.
Dal prelievo fiscale sono state escluse le società di gestione dei fondi comuni d’investimento e le società di intermediazione mobiliare.
L’imposta straordinaria ha una aliquota del 40% e si applica:
• sulla parte eccedente il margine di interesse dell’esercizio 2022 rispetto al margine del 2021, ma soltanto se questa eccedenza è superiore al 5%
• sulla parte eccedente il margine di interesse relativo al 2023 rispetto a quello del 2021, a condizione che questa eccedenza sia almeno del 10%.
In ogni caso l’importo della tassa non potrà superare il 25% dell’importo patrimoniale netto della banca per l’esercizio 2022.
Questo limite è stato fissato per impedire che l’imposta diventi troppo onerosa per l’istituto di credito.
La tassa è prevista, come detto, per una sola volta, avendo carattere straordinario, e sarà versata nel 2024.
Esattamente, dovrebbe essere versata entro il sesto mese successivo a quello di chiusura dell’esercizio 2023, per cui per la maggior parte delle banche si tratterà di farlo entro giugno 2024.
Inoltre, il decreto omnibus prevede che:
• i soggetti che approvano il bilancio oltre il termine di quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio debbano effettuare il versamento entro il mese successivo a quello di approvazione del bilancio
• i soggetti con esercizio non coincidente con l’anno solare, se il termine scade nel 2023, dovranno effettuare il pagamento nel 2024, comunque, entro il 31 gennaio.
La tassa non è deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive.
In base alle ricerche condotte da portali del settore immobiliare, l’aumento dei tassi di interesse ha provocato, per le famiglie che avevano acceso un mutuo a tasso variabile, un esborso aggiuntivo di 2.300 euro nell’arco di un anno e mezzo.
Questa cifra potrebbe salire addirittura a oltre 5.000 euro nel giro di un altro anno.
Il decreto asset stabilisce quindi a cosa saranno destinati gli incassi dell’imposta straordinaria. Le maggiori entrate derivanti dalla tassazione sugli extraprofitti dovrebbero avere una duplice destinazione:
• rifinanziare il fondo per i mutui destinati ai giovani di età inferiore a 36 anni
• ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie che hanno contratto i mutui (in sostanza una riduzione delle tasse).
Per questo secondo obiettivo non sono però state ancora enunciate le modalità operative e probabilmente saranno inserite nella Legge di Bilancio per il prossimo anno.
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Dopo l’annuncio da parte del Governo della tassa straordinaria alle banche, nella giornata di ieri si è registrato un vero e proprio crollo dei titoli bancari in Borsa.
A parte ciò, gli esperti del settore esprimono il timore che effetti negativi possano ripercuotersi sulle stesse famiglie e sui risparmiatori.
Le banche, infatti, per compensare l’onere di una imposizione fiscale aggiuntiva, potrebbero aumentare i costi e le commissioni per i conti correnti dei propri clienti.
In questo modo sarebbero penalizzati anche coloro che, prudentemente, avevano preferito scegliere un mutuo a tasso fisso o che non avevano contratto alcuna forma di finanziamento.
In definitiva, l’introduzione della nuova tassazione sugli extraprofitti delle banche rappresenta un passo significativo nel panorama economico italiano.
Questa misura mira non solo a bilanciare le disparità di guadagno nel settore bancario, ma anche a fornire risorse cruciali per contrastare il caro-vita e le difficoltà economiche delle famiglie italiane.
L’imposizione di una tassa sugli extraprofitti è stata accolta da pareri tutto sommato favorevoli, sia dalla maggioranza che dall’opposizione.
Tuttavia, mentre una parte dell’opinione pubblica vede in essa un mezzo per promuovere maggiore equità economica e sociale, alcuni analisti sollevano preoccupazioni riguardo a possibili effetti collaterali.
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