Una stazione di sollevamento delle acque nere è un impianto utilizzato se il loro flusso verso la rete fognaria non può avvenire per gravità.
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Una stazione di sollevamento delle acque nere è un impianto utilizzato se il loro flusso verso la rete fognaria non può avvenire per gravità.
Stazione di sollevamento Sanitrit (photo credit Blu Wom Milano)
La stazione di sollevamento delle acque nere è un sistema di gestione degli scarichi domestici. Viene utilizzata quando il deflusso verso la fognatura delle acque reflue non può avvenire per gravità perché non c’è la pendenza minima necessaria. In una situazione normale, infatti, un edificio deve trovarsi a un’altezza superiore al punto di scarico.
Quindi se vuoi, ad esempio, realizzare una lavanderia nel seminterrato (quindi a livello inferiore rispetto alla rete fognaria), dovrai utilizzarne una.
L’impianto è formato da un pozzetto in cui vengono raccolte le acque reflue che poi, tramite una elettropompa e attraverso tubazioni, vengono convogliate verso il punto di scarico nella rete fognaria.
Può essere installato sia negli edifici collegati direttamente alla rete fognaria sia in quelli dotati di un sistema di depurazione indipendente, come una fossa biologica o un impianto di spandimento dei liquami.
Ti ricordo che per installare un impianto di questo tipo, in particolare negli immobili di nuova costruzione, è necessario presentare al Comune la documentazione necessaria per richiedere le autorizzazioni per lo scarico delle acque.
Ricapitolando, la stazione di sollevamento serve in questi due casi:
• quando una abitazione è a una quota più bassa rispetto al punto di scarico delle acque reflue (è il caso di appartamenti frutto di recupero abitativo di locali interrati o seminterrati ma anche di servizi presenti in tavernette, garage, laboratori)
• quando l’abitazione è collocata lontano dalla rete fognaria e quindi non è possibile collegarsi a questa sfruttando la forza di gravità.
Il sistema di funzionamento di una stazione di sollevamento è molto semplice e avviene attraverso l’utilizzo di interruttori, sensori di livello e quadri elettrici.
Quando le acque reflue accumulate sono arrivate a colmare il serbatoio, si mette in funzione la pompa (o più pompe) a immersione che registra l’aumento del livello e le spinge verso il punto di scarico.
Volume del serbatoio e potenza della pompa a immersione dipenderanno dalla natura delle acque reflue e dal flusso da scaricare.
La giusta regolazione è necessaria per garantire il funzionamento ottimale dell’impianto, evitando di far girare a vuoto la pompa e di condurla a una rapida usura nell’arco di poco tempo.
Le acque reflue sono quelle contaminate da altre sostanze (organiche o inorganiche) che le rendono inutilizzabili direttamente, per cui richiedono un apposito trattamento e scarico.
Quelle domestiche possono essere distinte in:
• nere, provenienti dagli scarichi del WC
• grigie, provenienti dagli altri impianti della casa
• meteoriche, prodotte dagli agenti atmosferici.
Inoltre, in base alla quantità di sporcizia presente, espressa in millimetri, le acque reflue si distinguono in:
• molto cariche: contengono anche materiali solidi come carta, salviette e rifiuti di vario genere
• poco cariche: presentano piccole concentrazioni di materiali di dimensioni limitate
• chiare.
La natura dell’acqua è un elemento fondamentale in un impianto di sollevamento perché, come vedrai a seguire, determina il tipo di pompa da utilizzare.
Come tutti gli impianti, le stazioni di sollevamento si compongono di diverse parti, ciascuna delle quali riveste un ruolo fondamentale. In questo caso le parti sono:
• serbatoio o vasca
• pompa a immersione
• sistema di regolazione.
Le dimensioni di vasca o serbatoio dipendono dalla grandezza dell’immobile.
Si parte da una dimensione minima di almeno 100 litri per arrivare a vasche che possono contenere anche migliaia di litri.
Per calcolarne le dimensioni si considera che per una casa media di cinque stanze serve una capacità di almeno 100 litri. Per ogni stanza in più si aggiungono 25 litri.
Se i sollevamenti sono di altezza limitata, fino a tre metri, è sufficiente un serbatoio a colonna in polietilene.
In caso di sollevamenti superiori ai tre metri, serve invece una vasca.
Per acque molto cariche, serve una pompa di granulometria elevata, superiore ai 50 mm dotata di trituratore per sminuzzare il materiale.
Per acque poco cariche va bene una pompa di granulometria compresa tra 20 e 50 mm. Infine, per le acque chiare basta una pompa da 5 a 20 mm.
Il sistema di regolazione, vero e proprio cuore dell’impianto, può utilizzare in alternativa:
• galleggianti a pera
• sonde piezometriche.
Le sonde piezometriche sono molto precise ma devono essere installate e regolate da personale specializzato. Inoltre, hanno un costo decisamente più elevato dei galleggianti.
I galleggianti a pera sono certamente più semplici da installare e regolare, ma possono sporcarsi più velocemente e falsificare la lettura del livello del serbatoio, causando problemi di galleggiamento.
Per scegliere un impianto di sollevamento occorre considerare alcuni elementi, quali:
• il tipo di acqua reflua
• la potenza della pompa a immersione
• il passaggio granulare (o granulometria)
• il flusso.
Quest’ultimo è un valore espresso in millimetri che indica la dimensione delle impurità che possono transitare attraverso la pompa senza creare danni, come blocchi o rottura dei tubi.
Il flusso si esprime in litri al minuto ed è strettamente legato all’AMT (Altezza Manometrica Totale), espressa in metri.
La granulometria indica invece la quantità di impurità che l’impianto è in grado di sopportare prima di bloccarsi.
L’impianto di sollevamento, per essere mantenuto sempre efficiente, deve essere sottoposto periodicamente a interventi di manutenzione per evitare danni e guasti che, oltre a creare problemi negli scarichi, potrebbero richiedere spese ingenti per la riparazione.
I principali interventi riguardano la pulizia del galleggiante e il controllo della parte elettrica, in particolare i rilevatori del livello e i cavi elettrici.
Verifica che tutti i collegamenti elettrici siano stagni, in modo da non venire a contatto con l’acqua che sale nel serbatoio.
Una volta l’anno sarebbe poi opportuno staccare la pompa per pulirla.
Proteggi la pompa facendo installare delle valvole anti ritorno sulla tubazione di uscita in modo che non si spenga.
Poiché lo stoccaggio, anche temporaneo, delle acque reflue crea un fenomeno biologico che determina la formazione di gas, è molto importante ventilare continuamente il serbatoio di ritenzione.
In fase di progetto, valuta l’opportunità di installare un impianto di allarme, luminoso o sonoro, che segnali tempestivamente ogni possibile anomalia della stazione.
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