La direttiva case green è legge: via libera dall’Ecofin. Entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale europea.
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La direttiva case green è legge: via libera dall’Ecofin. Entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale europea.
Foto di 政徳 吉田 da Pixabay
La cosiddetta direttiva UE case green sta facendo discutere da tempo e ha generato un acceso dibattito. Si tratta di una norma dell’Unione Europea riguardante l’efficientamento energetico degli edifici, molto discussa perché potrebbe penalizzare soprattutto l’Italia a causa delle peculiarità del nostro patrimonio edilizio.
In realtà, non prevede vere e proprie nuove regole ma soltanto l’aggiornamento (e inasprimento) di misure già in vigore da diversi anni. L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030 di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, per poi raggiungere una neutralità climatica entro il 2050.
La prima proposta del testo di legge risale al 2021, quando suscitò molte polemiche perché fissava il raggiungimento di obiettivi ecologici piuttosto ambiziosi entro il 2027, mediante l’apposizione di stringenti paletti sui requisiti di efficientamento energetico richiesti per i fabbricati.
L’intento delle misure indicate nella direttiva è quello di contenere le emissioni inquinanti in atmosfera prodotte dagli edifici.
Si stima infatti che in Europa proprio l’edilizia sia responsabile di almeno un terzo delle emissioni di gas a effetto serra. Per raggiungere la neutralità climatica prevista per il 2050 si rende quindi indispensabile agire in questo settore.
Questo l’iter per l’approvazione: all’inizio del 2023 è tornata all’esame a Bruxelles una nuova bozza della direttiva, approvata il 14 marzo. Nella serata del 7 dicembre 2023 si è conclusa la fase di negoziati tra istituzioni europee che ha portato al testo definitivo. La Commissione, il Parlamento e il Consiglio europei hanno raggiunto un accordo che prevede diverse modifiche rispetto al testo licenziato a marzo. Lunedì 15 gennaio 2024 la commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) del Parlamento europeo ha confermato l’accordo sulla revisione della direttiva.
Il 12 marzo 2024, la Direttiva è stata approvata dal Parlamento europeo: qui puoi scaricare il testo in italiano. Oggi c’è stata la ratifica del Consiglio Economia e Finanza (Ecofin). Adesso dobbiamo attendere soltanto che venga pubblicata nella Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore 20 giorni dopo. Gli Stati membri avranno poi due anni di tempo per recepirla nel proprio ordinamento.
Andiamo allora a vedere quali sono i contenuti di questa famigerata direttiva.
Con le ultime modifiche apportate, sono stati eliminati dalla direttiva gli obblighi legati al raggiungimento di una determinata classe energetica.
Le misure da mettere in atto dovranno invece garantire:
• per gli edifici residenziali, una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035
• per gli edifici non residenziali, la ristrutturazione entro il 2030 di almeno il 16% di quelli con le peggiori prestazioni ed entro il 2033 del 26% di essi, attraverso requisiti minimi di prestazione energetica.
Complessivamente, la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori dovrà consentire il raggiungimento del 55% della riduzione dei consumi energetici.
Di conseguenza, non sarà più necessario uniformare l’Attestato di Prestazione Energetica, come l’Unione Europea aveva proposto.
A ogni modo, restano gli stessi gli interventi minimi di efficientamento energetico necessari per ottenere i miglioramenti richiesti, quali:
• sostituzione del generatore di calore
• isolamento dell’involucro (cappotto termico)
• sostituzione degli infissi.
La direttiva green UE affronta poi altri aspetti miranti al raggiungimento di una edilizia sempre più ecosostenibile.
A partire dal 2028 i nuovi edifici delle pubbliche amministrazioni dovranno essere a emissioni zero e a partire dal 2030 anche tutti gli altri (c’è quindi uno slittamento di due anni rispetto alla proposta iniziale).
Per eliminare il ricorso ai combustibili fossili è prevista la progressiva eliminazione delle caldaie a gas entro il 2040. Ciò non significa che dovranno essere dismesse le caldaie esistenti e funzionanti, ma semplicemente che da tale data non potranno più esserci nuove installazioni o sostituzioni.
La direttiva prevede tra l’altro il divieto per gli stati membri di offrire bonus per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili. Il divieto, inizialmente previsto dal 2024, è slittato al 2025. Pertanto, se vuoi sostituire il tuo generatore sfruttando il bonus caldaia, ti conviene farlo entro la fine di quest’anno.
Infine, è previsto l’obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici nuovi. L’obbligo sarà in vigore inizialmente solo per gli edifici pubblici e per quelli non residenziali, per essere poi progressivamente esteso, a partire dal 2030, anche a quelli residenziali.
Da tempo, i media fanno a gara a fare i conti della serva per far sapere ai cittadini italiani quanto dovranno spendere per adeguare i propri immobili. Per mettere fine alle voci allarmanti giunte da più parti, ti spiego invece cosa prevedono esattamente le prescrizioni della Direttiva.
La direttiva è un atto giuridico che stabilisce un obiettivo comune per tutti gli Stati membri. La concreta attuazione di tale obiettivo ricade però nella competenza di ciascuno Stato, che la disciplina attraverso norme nazionali specifiche.
In parole povere: l’Europa indica qual è l’obiettivo, ma ogni Stato è libero di decidere in che modo raggiungerlo. Pertanto, il nostro Governo dovrà stilare un piano nazionale di ristrutturazione e la propria tabella di marcia per raggiungere il target prefissato.
A ogni modo, per il 2030 soltanto le case di nuova costruzione dovranno essere ad emissioni zero, mentre per gli edifici esistenti il termine previsto è il 2050.
La direttiva non prevede alcun divieto di affitto o di vendita degli immobili privi dei requisiti richiesti, misure riportate dai giornali che hanno fortemente allarmato i proprietari di case.
Ma soprattutto, consentimi di dirlo, non ci sarà nessun esproprio come paventato dai soliti complottisti.
Ogni Stato membro potrà comunque stabilire criteri di esenzione dalle norme per alcune categorie di immobili.
In Italia, ad esempio, dovrebbero essere esentati i seguenti immobili:
• le abitazioni unifamiliari di superficie inferiore a 50 metri quadri
• le case utilizzate meno di quattro mesi l’anno (praticamente le case vacanza al mare o in montagna)
• le chiese e gli edifici di culto
• i fabbricati di interesse storico o di particolare valore architettonico
• gli immobili ubicati in aree vincolate o protette
• gli edifici di proprietà delle Forze armate o del Governo centrale e destinati a scopi di difesa nazionale.
Il motivo per cui la direttiva green UE risulta particolarmente problematica per l’Italia deriva principalmente da due fattori:
• abbiamo un patrimonio edilizio molto datato e quindi obsoleto dal punto di vista dell’efficienza energetica
• la proprietà immobiliare è enormemente diffusa.
Quest’ultimo punto, quindi, farebbe gravare in misura notevole sui risparmiatori, che da sempre nel nostro Paese tendono a investire soprattutto nel mattone, i paletti imposti dalla direttiva.
Inoltre, la necessità di dover effettuare interventi di ristrutturazione per rendere gli immobili più efficienti sarebbe insostenibile in mancanza di un adeguato programma di incentivi economici.
Come detto, l’Unione Europea, nella direttiva, non indica in quale modo raggiungere i target prefissati, ma lascia ampia libertà di azione agli Stati membri.
Da questo punto di vista, ad esempio, bisogna dire che nella normativa italiana gli aiuti economici non sarebbero mancati, visto l’ampio panorama di incentivi fiscali a disposizione. Purtroppo il nostro stesso Governo ha posto un freno a questa possibilità, con la mancata proroga di tutti i bonus e lo stop definitivo a sconto e cessione.
L’entrata in vigore della direttiva UE case green impone allora un obbligo di ristrutturare per i proprietari?
Bisogna dire che in questi anni il confronto ha portato al raggiungimento di alcuni compromessi che hanno determinato un progressivo differimento nel tempo delle date previste per i vari step da raggiungere. La stesura definitiva della Direttiva appare un palese compromesso tra le posizioni iniziali dell’UE e le istanze dei Paesi più restii a introdurre obblighi di efficientamento energetico.
Quel che è certo è che la direttiva non prevede il divieto di vendita degli immobili non efficienti né sanzioni per chi non li ristruttura. Se tali misure saranno introdotte nei prossimi anni, saranno frutto di leggi del Parlamento italiano e non di quello europeo.
D’altra parte, bisogna però osservare che, anche se non saranno previsti obblighi, per i proprietari di case ci sarà comunque una sorta di punizione: la diminuzione automatica del valore commerciale del proprio immobile.
Anche senza il divieto di vendita degli immobili non efficienti, infatti, già oggi il mercato dimostra un chiaro orientamento verso la ricerca di alloggi che garantiscano minori consumi energetici.
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