Dal primo settembre addio alle lampadine alogene

A partire dal prossimo primo settembre, in base alla direttiva dell’Unione Europea ERP (CE) 244/2009, le lampadine alogene non potranno più essere prodotte.

Lampadine alogene (photo credit www.philips.it)

Cosa sono le lampadine alogene?

Le lampadine alogene sono un particolare tipo di lampada a incandescenza, con caratteristiche tali però da renderle differenti da quelle comuni.

Visto che dal 2009 l’Unione Europea ha messo al bando le lampade a incandescenza tradizionali, si può dire che la qualità della loro luce è quella attualmente più simile alla luce delle lampadine classiche.

Le lampadine alogene sono in genere alimentate direttamente dalla rete elettrica a 230 V, per una potenza fino a 1.000 watt. Esistono però alcuni modelli, utilizzati soprattutto per illuminazione d’arredo, alimentati a 12 volt per mezzo di un trasformatore.

Come funzionano le lampadine alogene?

Il principio di funzionamento delle lampade alogene è del tutto simile a quello delle lampadine a incandescenza tradizionali.

In queste, nel bulbo di vetro, è presente un filamento di tungsteno, attraversato dalla corrente elettrica. La luce viene prodotta dal riscaldamento di questo filamento che può arrivare fino a 2.700 gradi Kelvin.
Nel bulbo è presente anche un gas, di solito argon, che ha il compito di impedirne l’implosione, prolungare la vita del filamento ed evitarne l’annerimento a causa dei depositi di tungsteno che si formano per sublimazione. (La sublimazione è il passaggio diretto di un composto chimico dallo stato solido a quello aeriforme).

Nelle lampade alogene il gas è un elemento alogeno, di solito iodio, e quindi consente di raggiungere temperature più elevate, fino a 3.000 K. Di conseguenza, la luce risulterà più bianca e si avrà un’efficienza maggiore rispetto alle comuni lampadine.

Vantaggi e svantaggi delle lampadine alogene

Il rendimento di una lampadina alogena, rispetto a quello di una tradizionale a incandescenza, è superiore di circa il 50 – 100% grazie alla luce più bianca.
Anche la durata è superiore, arrivando alle 6.000 ore di vita.

Queste lampadine sono inoltre progettare per essere usate come sorgente luminosa a intensità variabile e vengono quindi impiegate in apparecchi dotati di variatore di intensità o dimmer.

In passato, si è parlato di un effetto cancerogeno delle lampadine alogene. In realtà il pericolo per la salute è dovuto ai raggi ultravioletti, dannosi per l’occhio umano e in grado di causare cancro alla pelle. Nelle alogene infatti il bulbo non è realizzato in vetro, ma in quarzo, materiale molto più resistente alle alte temperature ma trasparente ai raggi ultravioletti.

Il fenomeno è però mitigato dall’apposizione davanti alla lampada di una lastra di vetro, che riduce il passaggio dei raggi al 15% e protegge anche dal rischio di esplosione accidentale dell’ampolla.
In tempi più recenti sono stati impiegati poi materiali in grado di bloccare completamente i raggi UV.

Per ridurre invece il flusso dei raggi infrarossi e proteggere quindi gli oggetti illuminati da un potenziale surriscaldamento, esistono particolari lampadine alogene dicroiche, dotate di uno schermo posteriore che lascia filtrare solo la luce visibile, disperdendo gli infrarossi.

Messa al bando delle lampadine alogene

Tra pochi giorni, dal prossimo primo settembre, in base alla direttiva dell’Unione Europea ERP (CE) 244/2009, dovrebbero essere messe al bando le lampadine alogene, che non potranno più essere prodotte.

Il condizionale è d’obbligo, visto che il divieto era stato deciso sin dal 2009 e doveva andare in vigore dal primo settembre 2016, ma poi fu prorogato. Questa volta però non dovrebbero esserci dubbi.

L’obiettivo è quello di limitare i consumi energetici, aumentando l’utilizzo di lampade LED. Si stima infatti che il loro uso potrebbe ridurre di cinque volte i consumi elettrici di privati e industrie.
Parliamo di circa 93 teraWatts ogni anno (TWh/a) entro il 2020 di consumi in meno, in pratica l’energia consumata da uno stato come il Portogallo.

Tra i vantaggi conseguibili, non vanno trascurati quelli ambientali. Il divieto di produzione di alogene potrebbe far risparmiare circa 75 milioni di barili di petrolio all’anno e ridurre di circa 15,2 milioni di tonnellate le emissioni di CO2 entro il 2025.

Il costo dei LED è leggermente superiore, ma può essere facilmente ammortizzato, visto che hanno una durata di vita di circa 20 anni.

Naturalmente, le lampadine alogene già prodotte potranno continuare a essere commercializzate fino a esaurimento delle scorte di magazzino.

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Eccezioni alla messa al bando delle lampadine alogene

In base alla direttiva europea, ci sono però alcune eccezioni. Alcuni tipi di lampadine potranno infatti per il momento continuare a essere prodotte, come capsule, lampade lineari, lampade a basso voltaggio usate nei forni.

In particolare, le lampade coinvolte sono quelle con un indice di efficienza energetica inferiore a B, ovvero:
• lampadine in vetro, non direzionali, con attacco a vite E27 o E14 che funzionano senza trasformatore
• lampadine alogene non direzionali con attacco speciale (G4 e GY6.35).
Sono escluse invece le lampade alogene con prese R7 e G9 e almeno una classe energetica di C.

Come per ogni provvedimento, anche il divieto di produzione di lampadine alogene potrebbe generare effetti negativi.
Si parla del rischio di perdere in Italia circa 6.800 posti di lavoro, pericolo attenuato dall’incentivazione alla produzione di LED. Il problema sorgerà però se questo tipo di lampadine verrà importato dall’estero.




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