Crediti incagliati bonus edilizi: al via una banca dati

Il Governo ha dato l’avvio ad un censimento dei crediti incagliati, per creare una vera e propria banca dati: ecco come fare per comunicarli.

Foto di Bruno da Pixabay

Cosa si intende per crediti incagliati?

Quando si parla delle problematiche legate soprattutto al superbonus, ma anche a tutti gli altri bonus edilizi, si sente ripetere spesso l’espressione crediti incagliati. Ma cosa si intende con questi termini?

In realtà si tratta di una espressione usata dai media per descrivere diverse problematiche legate alla difficoltà di smaltire i crediti fiscali provenienti dalle varie opzioni con cui si può usufruire dei bonus.
Crediti incagliati possono essere infatti considerati sia le spese detraibili per le quali i contribuenti non trovano un soggetto verso cui effettuare la cessione, sia i veri e propri crediti di imposta maturati.

Questi ultimi sono crediti già acquistati dai cessionari ma che essi non possono riutilizzare per vari motivi:
non hanno la capienza fiscale sufficiente
non riescono a cederli a loro volta
• sono stati bloccati o sequestrati per irregolarità.

Cosa sono i crediti pagabili?

Prima di proseguire, è opportuno spiegare anche cosa si intende per crediti pagabili. Ti anticipo però che questa è una questione che riguarda esclusivamente la contabilità pubblica del nostro Paese e i suoi rapporti con l’Unione Europea. Non incide più di tanto quindi sui diritti del contribuente di portare tali somme in detrazione fiscale o, in alternativa e in mancanza della sufficiente capienza fiscale, di optare per lo sconto in fattura o per la cessione del credito.

È stata Eurostat, l’istituto statistico europeo, a definire in tal modo i crediti provenienti da bonus e ha inviato l’informazione a Istat, l’omologo italiano.

In buona sostanza, definire dei crediti pagabili vuol dire che essi sono frutto di somme che vanno contabilizzate per intero nell’anno di imposta in cui sono generate. Non conta, quindi, il numero di anni in cui l’agevolazione fiscale consente di recuperarli.

Quindi se il credito di un bonus è definito pagabile vuol dire che le spese per lavori edilizi sostenute nel 2023 vanno contabilizzate interamente in questo anno, a prescindere dal numero di anni in cui i contribuenti potrebbero recuperare il credito.

Tutto ciò ha impatto sul decifit dello Stato perché per ogni spesa occorre trovare l’adeguata copertura. Per questo motivo, diventa importante conoscere l’esatta entità dei crediti che potranno effettivamente essere portati in detrazione e di quelli che invece non si potranno utilizzare.

Il Governo crea una banca dati dei crediti incagliati

Per i motivi descritti, il Governo ha deciso di fare chiarezza sulla questione dei crediti incagliati, cercando di capire quali possono essere considerati davvero inutilizzabili.
A tal fine, ha dato l’avvio a un loro censimento, ovvero alla creazione di una vera e propria banca dati per registrare quelli di varia provenienza.

L’inventario avrà come obiettivo soprattutto quello di capire quale impatto queste somme avranno sul bilancio dello Stato.

Il via al censimento dei crediti incagliati è stato dato con la recente conversione in legge del cosiddetto Decreto Asset, che appunto lo prevede all’art. 25.

Quali crediti sono interessati dal censimento?

I crediti oggetto del censimento avviato dal Decreto Asset sono esclusivamente quelli previsti per le detrazioni fiscali di cui all’art. 121 del Decreto Rilancio, ossia:
bonus ristrutturazione
• ecobonus
• sismabonus
• superbonus
• bonus facciate
• installazione di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici
• bonus barriere architettoniche.

Il comma 3 dell’art. 121 prevede che questi crediti possano essere utilizzati in compensazione in base alle rate residue non fruite, con la stessa ripartizione in quote annuali con cui sarebbe stata utilizzata la detrazione fiscale.
Pertanto la ripartizione sarà:
• per il superbonus, in 4 rate per le spese sostenute a partire dal 2022
• per il bonus barriere architettoniche, in 5 anni
• per il sismabonus, in 5 anni
• per tutti gli altri bonus, in 10 anni.

La quota di credito di imposta non utilizzata nell’anno non può essere recuperata negli anni successivi né può essere richiesta a rimborso.

Come comunicare al Fisco i crediti incagliati

Il Decreto Asset stabilisce quindi che l’ultimo cessionario di un credito fiscale, se ce l’ha bloccato nel proprio cassetto fiscale per i motivi sopra citati, debba farne comunicazione all’Agenzia delle Entrate.

Per la verità, il decreto non elenca i motivi per cui i crediti risultino inutilizzabili, ma si può proprio presupporre che tra di essi ci siano anche quelli bloccati a causa di accertamenti condotti dal Fisco.

L’unica cosa certa è che tra i crediti inutilizzabili non rientrano quelli scaduti a causa della decorrenza dei termini di utilizzo.

La comunicazione all’Agenzia delle Entrate dovrà essere inviata entro 30 giorni dall’avvenuta conoscenza dell’evento che ha determinato la non utilizzabilità dei crediti.

Per gli eventi che si verificheranno dal primo dicembre 2023, dovrà essere inviata a partire da tale data.
Per gli eventi verificatisi prima, invece, la comunicazione dovrà essere effettuata entro il 2 gennaio 2024.

A chi non rispetterà quest’obbligo sarà irrogata una sanzione di 100 euro.

Le modalità di compilazione e invio della comunicazione però al momento non sono ancora note. Per conoscerle bisognerà attendere un apposito provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.

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Tentativi di sbloccare i crediti incagliati

Nel frattempo si stanno facendo avanti diverse iniziative per sbloccare la situazione dei crediti incagliati che ha prodotto in particolare i cosiddetti esodati del superbonus.

Tra le più importanti c’è quella che ha visto come capofila la Regione Basilicata.
Come è noto, il Decreto Cessioni aveva prodotto tra gli altri effetti quello di vietare l’acquisto di crediti fiscali da parte di enti pubblici come le Regioni e le Province, appunto.

La Regione Basilicata però ha tentato di bypassare tale ostacolo proponendo una legge ad hoc che consentirebbe l’acquisto alle proprie partecipate ed enti pubblici economici regionali.
Al momento il tentativo non ha subito alcun ostacolo da parte del Governo, per cui l’iniziativa è stata replicata anche da altre Regioni.

Nei mesi scorsi si è parlato anche di introdurre una sorta di bollino blu della Guardia di Finanza per certificare i crediti buoni del superbonus, ma per ora il provvedimento non è andato in vigore.
Anche per queste informazioni, se ci saranno ulteriori iniziative, ti terrò aggiornato. Pertanto, continua a seguire il Blog con costanza.




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