La cattiva posa in opera del cappotto termico può comprometterne non solo l’efficacia, ma anche la funzionalità complessiva dell’intervento.
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La cattiva posa in opera del cappotto termico può comprometterne non solo l’efficacia, ma anche la funzionalità complessiva dell’intervento.
Photo credit Depositphotos
Negli ultimi anni, grazie all’introduzione del Superbonus e ad altre agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, la realizzazione di cappotti termici ha conosciuto una diffusione straordinaria in Italia.
Questa soluzione di isolamento è particolarmente apprezzata perché consente di ottenere un doppio vantaggio: da un lato, riduce drasticamente le dispersioni termiche, e quindi i consumi energetici, dall’altro, contribuisce al miglioramento del comfort abitativo interno, mantenendo gli ambienti più caldi d’inverno e più freschi d’estate.
Un cappotto termico ben eseguito è in grado di isolare efficacemente l’involucro dell’edificio, proteggendolo dalle escursioni termiche esterne e contribuendo in modo significativo a un ambiente abitativo più salutare e confortevole.
Tuttavia, quando i pannelli isolanti non vengono posati correttamente, le conseguenze possono essere anche gravi, con problematiche di varia natura che possono manifestarsi già a pochi mesi dalla conclusione dei lavori.
Tra i problemi principali derivanti da una posa in opera errata del cappotto, possono esserci:
• infiltrazioni d’acqua, che possono compromettere la struttura dell’edificio
• formazione di muffa all’interno degli ambienti, dannosa per la salute e fastidiosa esteticamente
• degrado precoce dei materiali, che porta a costi di manutenzione maggiori e a una riduzione della durata del cappotto stesso.
Queste criticità sono emerse più frequentemente negli ultimi anni, in parte anche a causa del boom edilizio generato dagli incentivi fiscali. Molte imprese, non sempre adeguatamente preparate o con personale specializzato, si sono improvvisate nel campo della posa dei cappotti, sottovalutando l’importanza di una formazione specifica e dell’esperienza in questo tipo di intervento. La fretta di approfittare degli incentivi ha spesso portato a trascurare la qualità esecutiva, generando una crescente quantità di lavori difettosi.
Ecco perché sempre più persone si trovano di fronte a problemi legati al cattivo isolamento dei loro edifici, nonostante gli interventi siano recenti. La questione delle responsabilità è quindi di particolare interesse: chi deve rispondere di questi errori? Si tratta di una responsabilità del progettista, del direttore dei lavori, dell’impresa esecutrice?
Approfondiamo di seguito le conseguenze di una cattiva posa in opera del cappotto e il modo in cui far valere i propri diritti dal punto di vista legale.
I difetti di posa in opera di un cappotto termico possono compromettere non solo l’efficacia dell’isolamento, ma anche la funzionalità complessiva dell’intervento.
Un intervento realizzato male diventa praticamente inutile dal punto di vista del risparmio energetico e rischia addirittura di provocare danni all’edificio.
Uno dei problemi che si presenta più frequentemente è il distacco dei pannelli isolanti dalle pareti, un difetto grave che può verificarsi anche a pochi mesi dalla fine dei lavori. Le principali cause di questo problema sono:
• l’uso di materiali di bassa qualità, che non garantiscono una tenuta ottimale e a lungo termine
• l’installazione eseguita male o con metodi non adeguati.
Il distacco dei pannelli è solo uno dei segnali visibili di una posa in opera non corretta. Esistono altri indizi che possono rivelare un problema imminente o già in corso, come:
• fessurazioni sulla loro superficie, che possono indicare un errato assestamento o un difetto nel fissaggio
• rigonfiamenti o deformazioni, spesso causati dall’infiltrazione di umidità
• macchie di umidità che si manifestano sulle pareti, specialmente nelle zone di giunzione tra i pannelli o agli angoli.
Se noti questi sintomi sul cappotto del tuo fabbricato, devi intervenire rapidamente, rivolgendoti a un tecnico qualificato per una valutazione approfondita. Un’ispezione dettagliata è essenziale per capire l’entità del danno e per individuare le possibili soluzioni.
Una delle tecniche più efficaci per diagnosticare i problemi del cappotto è la termografia a infrarossi, un metodo non invasivo che consente di individuare i difetti di installazione, come l’assenza di tasselli o un fissaggio inadeguato, senza dover rimuovere il rivestimento.
Dopo aver effettuato la diagnosi, il tecnico sarà in grado di suggerirti le migliori soluzioni per ripristinare o riparare il danno, assicurando così una durata e una tenuta maggiore al cappotto.
Per individuare le responsabilità legali legate a una cattiva posa in opera del cappotto, è necessario fare riferimento al Codice Civile, che disciplina i difetti riscontrati in un’opera edilizia.
In particolare, l’articolo 1667 distingue tra due tipologie di problemi che possono emergere al termine dei lavori:
• la difformità, che indica la situazione in cui l’opera non corrisponde, dal punto di vista tecnico, al progetto o alle specifiche contrattuali
• il vizio, che è il difetto che si verifica durante l’esecuzione dell’opera, generalmente dovuto al mancato rispetto della regola dell’arte edilizia o delle norme tecniche di buona esecuzione.
L’articolo successivo, il 1668, elenca le possibili soluzioni che il committente può richiedere in presenza di un difetto, proporzionando le soluzioni all’entità del problema.
In caso di difetto di lieve entità, il committente può richiedere la riparazione o la rimozione del difetto a spese dell’impresa. Se invece la riparazione non è possibile o il difetto è troppo grave, si può richiedere una riduzione del prezzo pattuito. Infine, nel caso in cui i difetti siano tali da rendere l’opera inutilizzabile o molto diversa da quanto concordato, è possibile chiedere la risoluzione del contratto, annullando l’accordo con l’impresa.
Ma cosa succede se i difetti del cappotto non sono immediatamente evidenti e si manifestano solo dopo la conclusione dei lavori e il saldo dei pagamenti?
Questo tipo di situazione è stato affrontato in una sentenza significativa della Corte di Cassazione, la n. 7756/2017 delle Sezioni Unite. La Corte ha stabilito che le responsabilità dell’appaltatore si estendono anche alle opere di lunga durata e che il committente ha diritto di rivalersi anche se i difetti diventano evidenti solo successivamente.
In particolare, la responsabilità dell’appaltatore si applica nei casi in cui gli edifici oggetto dei lavori:
• si trovano in stato di rovina, ovvero presentano un degrado strutturale evidente
• manifestano un pericolo di rovina, che potrebbe mettere a rischio la sicurezza degli abitanti
• subiscono limitazioni significative nel loro utilizzo abituale, per esempio per problemi di isolamento o umidità persistente.
Il committente che intende fare valere le proprie ragioni in questi casi deve presentare un’azione di risarcimento entro un anno dalla scoperta del difetto e comunque entro dieci anni dalla conclusione dei lavori.
Questa sentenza rappresenta un’importante tutela per i committenti, perché permette di rivalersi anche in caso di difetti strutturali che si manifestano a distanza di tempo. Tuttavia, è fondamentale documentare accuratamente tutti i passaggi dell’intervento e rivolgersi sempre a professionisti qualificati, non solo per evitare problemi futuri, ma anche per avere le prove necessarie in caso di controversie.
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