Giglio di San Giovanni è il nome con cui si indica il giglio rosso, una bulbosa appartenente alla famiglia delle Liliaceae che fiorisce tra maggio e giugno.
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Giglio di San Giovanni è il nome con cui si indica il giglio rosso, una bulbosa appartenente alla famiglia delle Liliaceae che fiorisce tra maggio e giugno.
Giglio di San Giovanni è il nome con cui è comunemente chiamato il giglio rosso (Lilium bulbiferum o Lilium croceum), una bulbosa appartenente alla famiglia delle Liliaceae.
Questa varietà fiorisce infatti nel periodo tra maggio e giugno, con particolare intensità proprio nel periodo a ridosso della festività del Santo (24 giugno).
La varietà di colore arancio – rosso del fiore è stata associata a San Giovanni anche per altri due motivi:
• ricorda il colore del Sole che viene ucciso e inizia la sua discesa dopo il solstizio d’estate
• ricorda la testa mozza insanguinata del Battista.
Il nome bulbiferum deriva invece dalla sua capacità di produrre piccoli bulbilli alla base delle foglie, nella parte alta dello stelo.
In natura, il giglio rosso si incontra spesso nei prati di montagna perché cresce spontaneamente a un’altitudine compresa tra i 500 e i 1900 metri, in luoghi caldi o assolati. Fatica invece a prosperare a ridosso del mare.
È infatti molto diffusa nell’Europa centrale e meridionale in zone collinari, sui Pirenei e nei Balcani.
A causa della sua notevole bellezza e della grande visibilità data dal colore, il giglio rosso è stato spesso oggetto di una raccolta indiscriminata. Per tale motivo, è stato giustamente inserito tra le specie protette, per cui non è possibile raccoglierne fiori e bulbi.
Il giglio di San Giovanni è caratterizzato da fiori di colore rossastro rivolti verso l’alto. In realtà, questo fiore non è mai esattamente rosso ma piuttosto di colore arancione, con sfumature più chiare che possono virare fino al giallo, sempre lievemente punteggiato con macchiette marroni. Non è profumato.
L’altezza dello stelo è compresa tra 30 e 80 cm, anche se quelli degli esemplari coltivati in giardino possono superare il metro.
Altre caratteristiche degli esemplari coltivati sono:
• fiori più chiari rispetto alla forma spontanea
• diametro del fiore superiore a 10 cm
• numero di 7 – 8 fiori per stelo.
Il fiore è composto da 6 elementi:
• 3 tepali esterni ellittici e acuminati
• 3 tepali interni subspatolati.
In botanica, si chiamano tepali quella parte del fiore che non è possibile distinguere in petali o sepali e sono tipici proprio dei gigli o anche dei tulipani, per fare un altro esempio.
Queste le altre parti del fiore:
• 6 stami eretti
• antere grigie
• ovario cilindrico
• stilo aranciato
• stigma violetto.
Queste invece le caratteristiche delle foglie:
• colore verde cupo che permette di distinguerle dal prato nella forma spontanea
• si presentano sparse, di forma lanceolata, lanose nella pagina inferiore e con nervature parallele
• le dimensioni si riducono progressivamente lungo lo stelo.
Il bulbo è piuttosto piccolo: misura infatti 1,5 cm ed è di forma triangolare.
La semina diretta non è molto utilizzata per coltivare questa pianta perché raramente nel genere Lilium il seme germoglia spontaneamente e rapidamente.
Per il giglio rosso si raccolgono i bulbilli aerei che si formano sul fusto, all’ascella delle foglie, ma solo dopo che sono tutte ingiallite.
In natura infatti questi bulbilli si distaccano al momento della senescenza della pianta e vengono trasportati dal vento in zone anche molto lontane, dove germogliano e danno origine a nuovi individui.
Nella maggior parte dei casi i bulbilli cadono però nei pressi della pianta madre. In zone non contaminate dall’intervento dell’uomo, possono così dare vita a folte colonie di piante distanti pochi metri tra loro.
Per la semina, i bulbilli si piantano in vasi singoli o in vasi più grandi, a distanza di 10 cm l’uno dall’altro.
Per poterli mettere a dimora in piena terra è però necessario attendere almeno 2 – 3 anni, quando si otterranno ottimi bulbi da fiore.
Il bulbo va interrato in buche profonde 3 volte la sua altezza per consentire il corretto sviluppo delle radici.
Il segreto di una buona coltivazione del giglio di San Giovanni si basa su:
• giusto tipo di terreno, sempre ben drenato
• clima adatto (non eccessivamente caldo)
• esposizione, in pieno sole con terreno caldo
• profondità dei bulbi, che deve garantire un terreno fresco e umido nel periodo di vegetazione della pianta.
Diversi rimedi popolari prevedevano l’uso del giglio di San Giovanni.
Le sue foglie erano ad esempio considerate una sostanza in grado di favorire la cicatrizzazione delle ferite.
Anche il bulbo era apprezzato per le proprietà emollienti e moderatamente astringenti.
Mettendo invece a macerare le antere (una parte degli stami) in olio d’oliva per circa due mesi si otteneva un distillato utilizzabile per la cura dell’otite.
Per propiziare la fertilità, invece, gli antichi preparavano un infuso con questi ingredienti:
• 7 fiori di giglio
• una manciata di chicchi di riso e di melagrana
• un litro d’acqua.
Dopo aver portato a ebollizione, si filtrava il tutto e si aggiungeva all’acqua del bagno.
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2 Commenti. Nuovo commento
il mio cane mi ha rotto una pianta di quei gigli bianchi che si usano per le comunioni (non conosco il nome) il bulbo e rimasto sotto terra.. posso piantare questa pianta e sperare che metta le radici.. oppure è una cosa impossibile??.. grazie se mi risponderete
Se c’è ancora il bulbo, sì.