A partire da domani, primo marzo 2024, la ritenuta di acconto sui bonifici parlanti per i bonus edilizi aumenterà, passando dall’8% all’11%.
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A partire da domani, primo marzo 2024, la ritenuta di acconto sui bonifici parlanti per i bonus edilizi aumenterà, passando dall’8% all’11%.
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A partire da domani, primo marzo 2024, la ritenuta d’acconto sui bonifici parlanti per i bonus edilizi aumenta, passando dall’8% all’11%.
La nuova aliquota è stata introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 (Legge n. 213 del 29 dicembre 2023) e si applica a tutti i bonifici disposti a partire dalla data di entrata in vigore.
Ma cos’è esattamente la ritenuta e come funziona? Lo vediamo in questo articolo.
La ritenuta sul bonifico parlante è l’importo trattenuto dalle banche e da Poste Italiane sul pagamento effettuato dal cliente che usufruisce dei bonus edilizi. Tale somma rappresenta un anticipo delle imposte sui redditi che l’impresa esecutrice dei lavori o il professionista dovranno pagare in futuro sulla base del proprio reddito.
In parole povere, se paghi all’impresa esecutrice dei lavori o al tuo tecnico la fattura da questi emessa, essi riceveranno una somma pari al totale decurtato della ritenuta.
L’impresa o il professionista, esaminando i movimenti del proprio conto corrente, potranno trovarsi di fronte a due possibili scenari:
• accredito con ritenuta applicata: il bonifico ricevuto dal cliente è inferiore all’importo fatturato e la differenza rappresenta la ritenuta di acconto trattenuta dalla banca o da Poste Italiane
• accredito completo e addebito successivo: il bonifico ricevuto dal cliente è pari all’importo originario per cui successivamente vedranno addebitata la ritenuta di acconto sul proprio conto.
Entrambe le situazioni sono equivalenti. L’unica differenza è la modalità con cui la banca o le poste gestiscono la ritenuta.
In entrambi i casi, i beneficiari devono conservare la documentazione necessaria per poter recuperare la ritenuta nella propria dichiarazione dei redditi.
L’istituto di credito infatti rilascia al cliente la certificazione della ritenuta applicatagli sulle somme incassate. Il beneficiario dovrà indicare l’importo corrispondente nella riga ritenute subite della propria dichiarazione dei redditi.
Il sostituto di imposta, cioè il soggetto che opera la ritenuta e la versa all’erario, non sei però tu come committente dei lavori, bensì le banche o le Poste da cui partono i bonifici. Sono dunque questi soggetti a dover poi rilasciare la certificazione della ritenuta effettuata.
Insomma, per te non cambierà nulla, ma i soggetti verso cui effettuerai i pagamenti riceveranno un importo inferiore rispetto alla somma che hai pagato.
La ritenuta si applica su tutti i bonus edilizi vigenti e in vigore in passato, quindi Superbonus, Ecobonus, Bonus ristrutturazione, Bonus facciate, Bonus barriere architettoniche, ecc..
L’aliquota di questa ritenuta di acconto, nel corso del tempo, ha subito alterne vicissitudini, variando diverse volte sia al rialzo che al ribasso.
Pur essendo i bonus edilizi in vigore sin dagli anni ’90, è stata introdotta solo nel 2010 dalla manovra estiva per la stabilizzazione finanziaria e la competitività economica (DL 78/2010).
In quel momento, fu decisa l’applicazione di una aliquota del 10%.
La norma suscitò molte proteste nel mondo delle imprese edilizie perché è proprio per le ditte che la decurtazione, riducendo la liquidità disponibile, rappresenta un grosso problema.
Pertanto, si corse ai ripari già l’anno successivo, nel 2011, quando l’aliquota fu ridotta al 4% con la manovra correttiva (DL 98/2011).
Solo qualche anno dopo, però, la Legge di Stabilità per il 2015 ha elevato nuovamente l’aliquota portandola dal 4% all’8%.
Arriviamo dunque all’ultima Legge di Bilancio, quella del 2024, che ha disposto il nuovo aumento all’11%, che scatterà da domani.
Anche in questo caso, naturalmente, si sono levate numerose proteste da parte del mondo imprenditoriale.
L’Agenzia delle Entrate ha fornito con la Circolare 28 luglio 2010, n. 40/E i chiarimenti su come viene applicata la ritenuta.
Per prima cosa è opportuno chiarire che la ritenuta è applicata unicamente sull’imponibile, quindi sull’importo fatturato scorporato dell’IVA.
Attenzione: nella circolare, l’Agenzia delle Entrate chiarisce che non potendo banche e poste verificare ogni volta l’importo esatto corrispondente all’IVA in fattura, va fatto sempre riferimento a un’IVA presunta del 22%.
Infatti, in edilizia, a seconda dei casi, è possibile applicare diverse aliquote IVA, anche agevolate: 22%, 10% o 4%.
Ma ti faccio un esempio per rendere meglio l’idea. Supponiamo che il tuo fornitore ti abbia emesso una fattura di 2.000 euro più IVA agevolata al 10%. Dovrai pagargli un bonifico di importo pari a 2.200 euro.
La banca, per calcolare l’imponibile, dovrà scorporare non il 10%, ma il 22% dell’IVA presunta: 2.200/122×100 = 1.803,27 euro.
La ritenuta andrà quindi calcolata su questo importo. Prendendo in considerazione l’8% applicato fino a oggi, la ritenuta sarà di 144,26 euro. Al fornitore verrà quindi accreditato l’importo di euro 2.055,74 pari a 2.200 – 144,26.
In fattura non troverai alcuna indicazione in merito alla ritenuta, i soggetti che la emettono non sono infatti tenuti a indicarla. Sarà la banca, o le Poste, ad applicarla automaticamente, nel momento in cui selezionerai il bonifico parlante al posto di quello ordinario.
Per i pagamenti effettuati in favore dei Comuni non si applica la ritenuta di acconto, perché questi enti non sono soggetti a imposte sul reddito.
Naturalmente sono sempre spese per le quali hai diritto ai bonus edilizi. Si tratta di somme pagate ad esempio per:
• oneri concessori
• diritti di segreteria
• tassa per l’occupazione del suolo pubblico.
Non sei però obbligato a utilizzare il bonifico parlante per effettuare i pagamenti e, se anche lo fai, in questo caso banche e poste non provvederanno ad addebitare automaticamente la ritenuta.
Come anticipato, al momento della sua presentazione la norma che ha sancito l’aumento della ritenuta sui bonifici parlanti è stata accolta con grande preoccupazione dagli addetti ai lavori.
In realtà, da tempo si auspicava addirittura una sua riduzione o completa eliminazione e questa è stata certamente una doccia fredda.
Le associazioni di categoria che raggruppano costruttori e artigiani avevano da subito espresso la richiesta di emendare la norma, per evitare che la riduzione di liquidità comporti ulteriore tensione finanziaria in un settore già in crisi.
Naturalmente il Governo è stato irremovibile, vista la sua notoria avversione nei confronti dei bonus edilizi.
Vedremo quindi a partire da domani cosa cambierà per le agevolazioni fiscali e quali saranno anche le conseguenze sui committenti.
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