L’ENEA corregge il tiro rispetto a quanto affermato in un primo momento: per la serra bioclimatica si può fruire della detrazione 50%, ma non dell’ecobonus.
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L’ENEA corregge il tiro rispetto a quanto affermato in un primo momento: per la serra bioclimatica si può fruire della detrazione 50%, ma non dell’ecobonus.
La serra bioclimatica è un volume, addossato o integrato all’abitazione, delimitato prevalentemente da superfici vetrate o realizzate con materiali plastici trasparenti.
Si tratta di un sistema solare passivo in grado di riscaldare gli ambienti interni accumulando calore durante il giorno e limitando le dispersioni nel corso della notte.
Un sistema, insomma, capace di migliorare l’efficienza energetica di un edificio senza dover installare alcun impianto, ma unicamente sfruttando la sua stessa forma e i fenomeni fisici di accumulo, diffusione di calore e irradiazione solare.
Ma come funziona questo sistema? Ebbene, innanzitutto forma e inclinazione della copertura devono essere tali da ottimizzare la cattura dei raggi del sole.
Una volta superata la superficie vetrata, i raggi solari si trasformano in calore ed è necessario quindi non disperderlo. A tal fine, all’interno della serra devono essere inseriti elementi massivi, ovvero dotati di una massa tale da essere in grado di accumulare il calore e cederlo all’ambiente nel corso del tempo.
Per questa finalità si possono utilizzare pareti verticali, pavimenti o inserire specifici oggetti, come componenti d’arredo o specchi d’acqua, che abbiano la massa necessaria.
Importante è la scelta della tipologia di vetro, che può essere del tipo basso-emissivo, selettivo o a controllo solare. Non è escluso il ricorso ad altri materiali per le parti trasparenti, come ad esempio il policarbonato.
Naturalmente occorre fare in modo che la serra non provochi il surriscaldamento della casa durante l’estate. Per tale motivo, è importante che le vetrate siano apribili per garantire una adeguata ventilazione.
Un ulteriore accorgimento progettuale può essere quello di utilizzare degli ombreggiamenti vegetali, tali però da non compromettere il riscaldamento invernale.
Esistono tre diversi tipi di serre bioclimatiche, distinte in base al modo in cui viene trasmesso il calore.
La serra a guadagno diretto non prevede muri divisori tra la serra e la casa. Al limite possono essere presenti elementi trasparenti e regolabili. In questa tipologia è il pavimento a fungere da accumulo.
Nella serra a scambio convettivo, invece, tra volume tecnico e abitazione è presente una parete verticale opaca. Su questa però si aprono nella parte alta e ai piedi delle fenditure, regolate da apposite bocchette o serramenti, per consentire lo scambio del calore per convezione, quindi attraverso l’aria.
Nella serra a scambio radiante la parete tra i due volumi è completamente opaca e lo scambio di calore avviene per irraggiamento. La parete cioè accumula il calore e lo cede all’ambiente interno quando questo comincia a raffreddarsi.
La serra bioclimatica o solare viene spesso confusa o assimilata a una semplice veranda. In realtà si tratta di due manufatti ben diversi.
Come detto, la serra bioclimatica deve essere delimitata prevalentemente da superfici vetrate. In genere, il Regolamento Edilizio di ciascun Comune detta le regole da rispettare, tra cui appunto la superficie minima della parte vetrata.
Le vetrate devono coprire almeno il 70% dell’involucro totale, anche se alcuni Comuni si spingono fino al 100%.
Ma ci sono altre precise caratteristiche tecniche che distinguono una serra solare da una veranda:
• una serra non può avere funzione abitativa
• non ha un impianto di riscaldamento
• è orientata preferibilmente nell’angolo compreso tra Sud-Est e Sud-Ovest
• la superficie di solito non può superare il 15% di quella della casa
• il volume deve essere inferiore a una determinata percentuale del volume riscaldato (di solito il 10%)
• devono essere rispettate le regole urbanistiche riguardo a limiti di altezza e distanze.
La serra bioclimatica deve poi garantire un risparmio energetico che deve essere calcolato e certificato da un tecnico abilitato.
Partiamo da un presupposto importante: la serra bioclimatica può essere autorizzata soltanto come volume tecnico. È null’altro che una sorta di camera d’aria che serve a riscaldare meglio e migliorare il confort climatico di una casa.
Viene di solito costruita sfruttando la superficie di un balcone, proprio come una veranda, ma, a differenza di questa, non può essere utilizzata come ampliamento dell’abitazione. Non pensate quindi di poterla arredare, di farci un prolungamento del soggiorno o metterci la cucina.
Per realizzarla, sarà necessario non solo richiedere il titolo autorizzativo al Comune, ma anche un’autorizzazione sismica, laddove le caratteristiche del fabbricato lo prevedano.
In alcuni Comuni, è possibile ricorrere a titoli abilitativi asseverati (CILA o SCIA) per ampiezze della serra fino a una certa percentuale della superficie dell’unità abitativa. Per superfici più grandi occorre fare ricorso invece al Permesso di Costruire.
Il progettista incaricato dovrà per prima cosa verificare la rispondenza dell’intervento alla strumentazione urbanistica vigente e l’eventuale presenza di vincoli sul fabbricato.
In secondo luogo, dovrà attestare l’effettivo risparmio energetico raggiungibile con la costruzione della serra attraverso un’idonea relazione energetica.
Per gli interventi in condominio è necessario richiedere preventivamente il permesso dell’assemblea condominiale. A tal fine sarà opportuno presentare un progetto preventivo che dimostri l’assenza di pregiudizio sul decoro del fabbricato e il rispetto della sicurezza statica.
Il direttore dei lavori, entro 15 giorni dalla conclusione dei lavori, che dovranno essere eseguiti a regola d’arte, dovrà presentare la prevista SCIA per agibilità.
Per conoscere i costi di realizzazione di una serra bioclimatica occorre prendere in considerazione:
• le spese tecniche necessarie per la richiesta dei permessi e per l’asseverazione del risparmio conseguito
• i costi delle opere da realizzare.
Tenendo conto di questi fattori, la spesa può essere stimata complessivamente su un valore intorno ai 500-700 euro al metro quadro, quindi superiore al costo di una comune veranda.
Le spese per la realizzazione di una serra bioclimatica sono detraibili ai fini IRPEF.
In un primo momento l’ENEA aveva confermato che con i lavori si poteva accedere all’ecobonus al 65%.
Solo qualche giorno dopo ha invece corretto il tiro, chiarendo che si può accedere unicamente alla detrazione per ristrutturazione al 50%.
Le serre bioclimatiche possono rientrare infatti tra le opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici.
Per ottenere l’agevolazione è comunque necessaria la dichiarazione di un tecnico abilitato che attesti la riduzione del fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale.
È utile pertanto riportare i requisiti che, secondo ENEA, devono caratterizzare la serra solare:
• non deve essere riscaldata dal sistema di climatizzazione dell’edificio/casa da cui è supportata
• deve essere orientata nell’arco tra sud-est e sud-ovest
• la superficie vetrata deve prevalere, con un rapporto tra superficie vetrata e superficie totale di almeno il 70%
• dimostri, attraverso calcoli energetici fatti da un progettista, la sua funzione di riduzione del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale di una quantità non inferiore al 10%, attraverso lo sfruttamento passivo e/o attivo dell’energia solare
• deve essere apribile per una superficie pari ad almeno un terzo dell’involucro solare e dotata di schermature e/o dispositivi mobili o rimovibili, per evitare il surriscaldamento estivo, in modo da ridurre almeno del 70% l’irradiazione solare massima durante il periodo estivo
• il volume lordo della serra non può generalmente superare il 10% del volume riscaldato dell’edificio (variabile, tuttavia, fino al 20%)
• deve essere dotata di sistemi di ombreggiamento estivi e finestre apribili per consentire la ventilazione naturale nei periodi estivo/invernale
• la destinazione funzionale non deve determinare la nascita di una nuova stanza a causa della presenza continua di persone (in pratica non deve essere legalmente stabilito come luogo di vita e/o di lavoro)
• deve garantire un guadagno energetico durante la stagione invernale di almeno il 20% rispetto alla soluzione priva di energia solare (variabile tra il 5% e il 25%).
(Prima pubblicazione 14 ottobre 2019)
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3 Commenti. Nuovo commento
Grazie mille
Buona giornata
Buongiorno,
Sto costruendo casa ed il progetto edilizio presentato in comune contempla anche la messa in opera di una tenda bioclimatica posta in giardino addossata alla cinta. Posso in questo caso richiedere L iva agevolata al 4% facendo la stessa parte del progetto iniziale?
Grazie
Sì.